Senza l'ABITO NUZIALE si è gettati fuori dalla FESTA DI NOZZE DELL'AGNELLO DI DIO CHE TOGLIE IL PECCATO DAL MONDO, nell'INFERNO, "fuori nelle
tenebre; là sarà pianto e stridore di denti" (Mt.21). Va
all’inferno chi al termine della propria vita è sprovvisto della veste nuziale,
e cioè della grazia. La grazia è quella qualità soprannaturale che stabilisce
una relazione di intimità con Dio, che fa godere della sua presenza e
stabilisce una perfetta conformità dei nostri sentimenti e della nostra volontà
con quella di Cristo. Dice Gesù: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama” (Gv
14,21). Il Catechismo della Chiesa cattolica,
ribadendo la dottrina di sempre, afferma che “le anime di coloro che muoiono in
stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi,
dove subiscono le pene dell'inferno, «il fuoco eterno»” (CCC 1035). E ancora:
“Dio non predestina nessuno ad andare all'inferno; questo è la conseguenza di
una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino
alla fine” (CCC 1037). Il discriminante per salvarsi è lo stato di grazia.
Pertanto se uno fosse stato anche il più grande peccatore di questo mondo ma se
ne pentisse e avesse in cuor suo il proposito di fare tutto quello che è
necessario per liberarsi dal male compiuto si può salvare. Gesù dalla croce ha salvato in extremis un
delinquente, uno dei due ladroni che aveva riconosciuto il male commesso e
rimproverava il collega che bestemmiava: “«Neanche tu hai timore di Dio e sei
dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le
nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù,
ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti
dico, oggi sarai con me nel paradiso»” (Lc 23,40-43). L'attenzione dovrebbe
spostarsi su ciò che è peccato mortale e sulla volontà di rimanervi. Allora, a
titolo indicativo e seguendo l’ordine dei comandamenti, peccati mortali sono il
non pregare mai, il ricorso alla magia e a pratiche sataniche, la bestemmia, la
mancata santificazione della festa, il disonorare i genitori e l’odio verso il
prossimo, i peccati contro la vita (aborto, eutanasia, omicidio, suicidio,
droga...), ogni tipo di atti impuri, il furto, la bugia che danneggia
gravemente il prossimo e infine i peccati interni di desiderio delle persone e
delle cose che appartengono ad altri. Tutti questi atti sono incompatibili con
la grazia, con la presenza di Dio dentro il nostro cuore, con l’essere
all’unisono con i sentimenti di Cristo. Chi persevera in questi atti, non si
pente e, se ne ha la possibilità, non si confessa è esposto a perdersi
eternamente. Evitare l’inferno è cosa importante, ma è solo un corollario della
vita cristiana, che consiste principalmente nell’accogliere Dio dentro di
sé, nell’essere intimamente e santamente uniti a Cristo, via verità e vita.