venerdì 17 agosto 2012

Comunione eucaristica alle persone disabili

Il can.913 del Codice di Diritto Canonico della Chiesa Cattolica afferma che "per poter amministrare la santissima Eucaristica ai fanciulli, si richiede che essi posseggano una sufficiente conoscienza ed una accurata preparazione, così da percepire, secondo la loro capacità, il Mistero di Cristo ed essere in grado di assumere con fede e devozione il Corpo del Signore. Tuttavia ai fanciulli che si trovano in pericolo di morte la santissima Eucarestia può essere amministrata se possono distinguere il Corpo di Cristo dal cibo comune e ricevere con riverenza la comunione". Ma i vescovi italiani, il 3 giugno 2003, invitano a valutare "le diverse forme con cui la consapevolezza e le disposizioni interiori - il percepire con il "cuore" - possono manifestarsi, nel rispetto del mistero del dialogo che la grazia di Cristo instaura con ciascuna persona umana". Inoltre il documento "L'iniziazione cristiana alle persone disabili" del 2004 dell'Ufficio Catechetico Nazionale afferma che "i sacramenti, prima di essere sacramenti di salvezza per l'uomo, sono un segno-presenza di Cristo e della Chiesa. Sono un segno dell'amore di Dio; un Dio che ama sempre le sue creature, prima ancora che questa possa riamarlo". Allora occorre tenere conto di alcuni aspetti: 1)la storia della prassi ecclesiale era quella di dare la comunione ai bambini appena battezzati sulla ragione teologica dell'unitarietà dei sacramenti dell'iniziazione cristiana e senza chiedere alcuna adesione di tipo personale, volontaria perchè se ne faceva garante la fede della famiglia e della comunità cristiana; 2)vi è un mistero della persona umana cha va al di là dei limiti o delle inabilità mentali; è praticamente impossibile "misurare" le interiori disposizioni spirituali di un disabile mentale; 3)si può ritenere sufficiente cogliere il "desiderio" di queste persone manifestato in diversi modi anche non verbali anche perchè "la grazia di Dio gratuitamente giustifica anche se da parte dell'uomo è assente o non chiara la possibilità di risposta" (can.871); 4)battesimo e cresima vengono conferite tradizionalmente a chi non ha uso della ragione. Inoltre la disabilità non è "distanza" ma possibilità di altra presenza: il non-vedente vede oltre, il disabile motorio sperimenta un altro incedere, il mentale un diverso modo di relazionarsi: insomma il disabile è un diversabile e in quanto tale è riconosciuto e valorizzato. Conclude papa Benedetto XVI: "Venga assicurata anche la comunione eucaristica, per quanto possibile, ai disabili mentali, battezzati e cresimati: essi ricevono l'Eucarestia anche nella fede della famiglia e della comunità che li accompagna" (Sacramentum Caritatis, n°58).