giovedì 5 dicembre 2019

Lo sguardo di san Giuseppe sul Natale di Gesù


Maria Santissima, libera dal peccato originale vede il cuore delle cose, vede la “storia della salvezza” da dentro. Il vangelo secondo Luca ci propone questo sguardo. Solo Maria può sentire le parole dell’arcangelo Gabriele nell’Annunciazione a Nazareth e solo Maria dialoga interiormente con il Suo Dio. Ma se iniziamo a sfogliare il vangelo secondo Matteo, il mistero del Natale è raccontato dallo sguardo di san Giuseppe, uno sguardo che vede la “storia di salvezza” da fuori, che ascolta la Parola di Dio, come noi, non direttamente come Maria Santissima ma dalle conseguenze. San Giuseppe non riesce a cogliere il significato di quello che gli sta accadendo da dentro ma deve guardare da fuori quello che gli sta accadendo. Tutti noi, siamo nella posizione di san Giuseppe, non di Maria Santissima! Abbiamo dubbi e abbiamo domande, necessitiamo di entrare nelle cose, come san Giuseppe, un passo alla volta. Infatti la conseguenza più prossima del “peccato originale” – “un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’uomo” (CCC.390) – è che siamo complicati e complichiamo le cose con i ragionamenti. Infatti l’unica idea “geniale” che viene a san Giuseppe, di buon senso umano, è licenziare in segreto Maria Santissima affinché non la uccidano (cfr. Mt.1,19). Perché san Giuseppe aveva delle aspettative, delle attese che crollano davanti a Maria “incinta per opera dello Spirito Santo” (Mt.1,18), con Maria che non le racconta nulla perché non aveva avuto il permesso da Dio di rivelarglielo, allora san Giuseppe si sente tradito personalmente e anche socialmente, perché le donne peccatrici andavano punite con la lapidazione. San Giuseppe, inizialmente si affida solo a sé stesso, cerca solo una soluzione tutta umana! Facciamo anche noi così! Ma essere cristiani non significa seguire il buon senso o essere giusti ma far spazio ad una Parola che il Signore ci sta rivolgendo proprio nel momento in cui non ci capiamo più nulla. Questo è il “mistero del realismo cristiano” in cui le cose non sono mai quello che sembrano. Ad esempio, quando guardiamo il Crocifisso vediamo che Gesù è morto in croce ma non è come sembra, la morte non ha l’ultima parola, perché è risorto per sempre! Allora, dobbiamo recuperare nella fede, in particolare nel tempo di Avvento, il realismo cristiano che è il non fidarci di quello che sembra la nostra vita in questo momento, perché c’è un senso molto più profondo. Le cose non sono come appaiono! L’esperienza della “storia di salvezza” non è una esperienza immediata, non attira immediatamente la nostra attenzione, ce ne accorgiamo, dopo, un po’ alla volta, se siamo disposti ad ascoltare la Parola, come per i discepoli di Emmaus, “i cui occhi erano incapaci di riconoscerlo” (Lc.24,16) ma poi “si aprirono i loro occhi” (Lc.24,31). La serva di Dio, la mistica suor Maria Cecilia Baij, riceve per rivelazione da Dio la conoscenza della vita interiore di san Giuseppe, e scrive: Il suo cuore era immerso in un mare di dolore e di amarezza senza alcuna consolazione, e l'afflitto Giuseppe piangeva inconsolabilmente, e non trovava conforto al suo grave affanno … Preparò un piccolo fagotto e poi si mise a riposare un poco per aspettare che si avvicinasse lo spuntare del giorno, avendo già determinato di partire per tempo perché la sua Sposa non l'avesse visto, e anche perché non fosse visto da alcuna delle vicine e da altri, per non avere l'occasione di manifestare ad alcuno la sua partenza”. San Giuseppe non osa domandare nulla a Maria Santissima, Ella non le può dire nulla e san Giuseppe decide di scappare! La mistica Maria Valtorta dice che passarono 3 settimane cioè 21 giorni, il tempo dell’angoscia di San Giuseppe, prima che l’angelo gli apparisse. A questo punto entra in gioco la questione dei “sogni”, poi “come era solito”, “l’Angelo gli parlò nel sonno” (Mt.1,20)! San Giuseppe aveva fin da piccolo, ci dice suor Cecilia Baij, questo carisma dei “sogni”. E mentre il diavolo usa la razionalità, la logica, il “buon senso”, per portarci all’inferno, sommando tutte le cose che ci sono successe fino a dire che è tutto perduto, Dio usa l’imprevisto in cui nasconde il Suo Amore! Bisogna allenarsi a riconosceLo nell’imprevisto, come hanno dovuto fare i discepoli di Emmaus che benché Gesù camminasse con loro, “i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo” (Lc.24,16). Allora san Giuseppe sa guardare la sua storia, facendo spazio ad un imprevisto e con il sogno dell’angelo, la Parola di Dio, che è più grande della sua logica, del suo “buon senso” e della sua giustizia, leggere quanto gli è successo! Crede che dentro un imprevisto è nascosto un Bene! L’angelo gli dice: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt.1,20-21). San Giuseppe, dice don Tonino Bello, ha dovuto esercitare una fede più grande di Maria Santissima per accogliere Gesù, intuisce che dentro quella storia che non sa come andrà a finire, è nascosta la “storia di salvezza”, un Bene più grande! Invece il male, ci dice che proprio perché non troviamo parole e ragionamenti, non troviamo il “perché”, non ne vale la pena affrontare quanto abbiamo davanti a noi! Il Signore è come se ci dicesse: “Vuoi capire perché ti è successa questa cosa? Allora vivila con me, accettala fino in fondo”! San Giuseppe è il maestro che ci insegna la via umana per riconciliarci con la nostra storia che è sempre molto contraddittoria: accogliere ciò che non si capisce! Nella vita di san Giuseppe ci sono 3 episodi importanti: 1)Mt.1,18-25: la crisi di san Giuseppe risolta nella perseveranza nella fede con la risposta dell’angelo nel sogno; 2)Mt.2,19-21: dopo la visita dei Magi, un angelo lo avverte che il re Erode vuole uccidere Gesù e va in Egitto; 3)Mt.2,22-23: dopo la morte del re Erode, un angelo lo avverte dall’Egitto di andare a vivere a Nazareth. Di fronte all’imprevisto c’è chi si incattivisce, c’è invece chi accoglie l’imprevisto affidandosi a Dio, un giorno alla volta. Addirittura per la santa famiglia non c’è posto a Betlemme per la nascita di Gesù: “non c'era posto per loro nell'albergo” (Lc.2,7). Addirittura l’angelo avverte del pericolo-Erode, san Giuseppe, ma non interviene oltre. San Giuseppe, deve usare la “resilienza”, trasformare un problema in una opportunità, nella “prova” tirare fuori il meglio da sé stesso! Questo non significa che il Cielo ha abbandonato san Giuseppe, o ci abbandona, ma che si fida di noi! Dio ci aiuta sempre nelle prove, a patto che tiriamo fuori la nostra “resilienza”, la nostra “creatività”! Dobbiamo pregare, così: “Signore se quello che mi sta succedendo non è roba tua, toglimela, ma se me la dai tu, dammi la forza di affrontarla”. San Giuseppe in Egitto avrà dovuto pensare a trovare una casa, a trovare un lavoro, ecc. Addirittura l’angelo torna ad avvisare san Giuseppe che visto che il re Erode è morto può tornare a casa, ma san Giuseppe “ebbe paura (Mt.2,22) di Archelao figlio di Erode, che si dimostrò peggiore del padre, e andò ad abitare in Galilea, a Nazareth, sotto il regno di Antipa fratello di Archelao. Ma Dio sa scrivere dritto sulla nostra paura, come sulla paura di san Giuseppe! Nelle profezie Gesù doveva nascere a Betlemme (cfr. Mi.5,1) e andare a vivere a Nazareth (cfr.Mt.2,23) ed è per la paura di san Giuseppe che andranno a vivere a Nazareth! San Giuseppe ci insegna a non aver paura di avere paura! San Giuseppe ci insegna la fiducia (1), la resilienza e la creatività (2) ma anche la capacità di essere profondamente umano fino ad avere paura (3). Alla fine di questi 3 episodi che coinvolgono san Giuseppe, il vangelo dice sempre: “Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre …” (cfr. Mt.1,24; 2,14; 2,21)! Qui c’è la formula di un cristianesimo che si è fatto raggiungere dall’evento dell’incarnazione: 1)Giuseppe “destatosi”, il Vangelo dopo averci dato la lettura più profonda della vita, il “sogno”, deve svegliarci dai nostri peccati e dai nostri vizi, deve farci smettere di nasconderci, di rimandare i problemi e di accettare che la nostra vita è così; 2)Giuseppe “prese con sé il bambino e sua Madre”, perché nessuno di noi può affrontare la vista senza Gesù e Maria Santissima, tutto l’evento cristiano si riassume nel prendere con sé Gesù e Maria. Ma non basta “svegliarsi” e “prendere con sé Gesù e Maria”, occorre prendere delle decisioni, come ha fatto san Giuseppe, altrimenti la nostra vita da “storia di salvezza” diventa un aborto! La nostra preghiera dovrebbe cambiare la nostra vita perché alla fine di ogni nostra preghiera dovremmo prendere una decisione. Non si tratta di “analizzare il problema” senza mai prendere delle decisioni, ma di decidere! San Giuseppe, obbedisce all’angelo immediatamente, e prende lui le decisioni del caso! L’esperienza di san Giuseppe non è quella di un Dio che gli spiega tutto ma che gli dice: “Tu non capisci quello che ti sta succedendo ma fammi spazio”! San Giuseppe lascia quello che si era immaginato della sua storia e fa spazio a Dio: “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù” (Mt.1,24-25). Questa è la risposta di san Giuseppe a quello che gli è successo, non conoscendo i “perché”, e i “come”, ma facendo spazio, nella sua vita, a Maria Santissima in cinta, così com’è! Anche nella nostra vita ci sono cose che ci sono che non vorremmo ma anche noi, come san Giuseppe, non possiamo accogliere il Natale senza far spazio a quello che non avremmo scelto. Se non facciamo spazio a quello che c’è e non vorremmo, non significa che quelle cose non esisteranno più, ma che quelle cose continueranno a comandare nella nostra vita, tirando fuori il peggio di noi, l’infelicità. La maggior parte delle radici delle nostre infelicità è perché la vita non è come ce la siamo immaginata e non riusciamo ad accettarla! Il Natale non ci ricorda solo la incarnazione del Figlio di Dio in Gesù per salvarci – assumere la nostra vita, purificarci dal peccato ed elevarci alla Sua stessa Vita – ma viene a dirci che dobbiamo riconciliarci con la “carne” della nostra storia, con la nostra vita anche se non è come vorremmo e non l’abbiamo capita! È un atto della nostra libertà, come per san Giuseppe, far spazio nella nostra vita a quello che non comprendiamo! In quei 30 anni di vita nascosta di Gesù a Nazareth, san Giuseppe avrà capito qualcosa di più della sua storia, anche se non tutto ma ora la contempla gloriosa eternamente dal Cielo! Essere cristiani non è capire e rispondere a tutto ma far spazio a quello che non si capisce, e per farlo occorre una grande libertà interiore frutto della fede in Dio! San Giuseppe, nel Natale, ci insegna a fidarci di Dio, facendo le cose difficili, anche quando ci sentiamo soli, sapendo che Dio si sta fidando di ciascuno di noi e sta tirando fuori da noi una parte che noi stessi non conoscevamo, e che conosciamo in quel momento di prova. Allora, possiamo chiederci: la nostra vita è così attaccata a Gesù e Maria come lo è stata quella di san Giuseppe? Per san Giuseppe, questa è l’unica ricchezza per cui vale la pena vivere! Ma questo comporta delle decisioni per la nostra vita, affinché sia una “storia di salvezza”. A Natale chiediamo al Signore dei doni, ma dovremmo regalare noi al Signore una decisione importante che rimandiamo da tempo. Sarebbe bello nella Santa Messa della notte di Natale dire: “Signore, stanotte sono sveglio al Vangelo, prendo con me te e Maria e ti regalo questa decisione importante per stare sempre con Voi”. Con lo Spirito Santo, la forza che Dio ci darà, saremmo capaci di portarla avanti! Quante volte san Giuseppe avrà pensato che forse aveva sbagliato tutto, che non ce l’avrebbe fatta e che non c’era una via d’uscita, eppure ogni volta il Signore gli ha aperto la strada e gli ha dato forza. Quanto è umana la nostra vita e quanto è il divino che Gesù può seminarci dentro! Se c’è un uomo che ha trasformato la sua storia in una “storia di salvezza” è san Giuseppe! Il Natale di Gesù visto con gli occhi di san Giuseppe, ci assomiglia, ed è possibile per ciascuno di noi!
                                                                                                                                                    Buon Natale a tutti, don Fabio Arlati