martedì 2 ottobre 2018

Conferenza sulla testimonianza di dolore di Irma, dalla malattia spirituale alla guarigione

NB - Per venire incontro alla sensibilità di tutti, ho tolto dal volantino quelle parti che potevano essere di turbamento. Fatto salvo il dialogo interreligioso, per un cristiano, non è accettabile il sincretismo nella "psedudognosi" e nel "messalianismo" che riducono Dio a una realtà impersonale che coincide con il proprio sè, eliminando il peccato e puntando eventualmente allo sviluppo dei "poteri latenti", facendo coincidere l'esperienza spirituale con un mentalismo, specialmente quando le tecniche di meditazione orientali sono assunte ed elaborate dal New Age, facendone un "talismano". Questa è anche la preoccupazione dei vescovi coreani in un documento del 1997! O anche della COMMISSIONE TEOLOGICA IRLANDESE in un documento del 1994 ...
Non siamo una "scintilla del divino" che con una "tecnica" deve riunire l'atman al brahaman ... ma fragili creature che accogliendo la grazia di Cristo possiamo diventare figli di Dio ...
Ridotte a puro fatto fisico, le tecniche di meditazione orientale, in teoria, sono accoglibili, ma spogliate della filosofia orientale sghembra rispetto al cristianesimo. E non è facile ... Non vanno introdotte nella Preghiera ma al massimo nella sua preparazione. Ma talvolta va valutato se non basti rinunciare a ciò che di allontana da Cristo ma a ciò che non ci avvicina a Lui ...
... Non si può produrre il soprannaturale con il naturale, le tecniche di meditazione orientale, mistiche instatiche di fusione che partono dal falso presupposto della pseudognosi che l'uomo sarebbe una "scintilla del divino". Non possiamo superare la distanza creatura-Creatore con una tecnica e "abbassare ciò che viene accordato come pura grazia al livello della psicologia naturale" (OF.10).

Ho tolto anche il logo dell'8/ooo perchè mi è stato comunicato che per inserirlo occorre chiedere, volta per volta, l'autorizzazione ....

giovedì 16 agosto 2018

San Rocco (Montpellier, Francia, 1345/1350 - Angera, Varese, 16 agosto 1376/1379)


Nasce in una ricca e nobile famiglia, rimane presto orfano. In pellegrinaggio, san Rocco, terziario francescano e taumaturgo, diretto a Roma dopo aver donato tutti sui beni ai poveri, si ferma ad Acquapendente nei pressi di Viterbo, dedicandosi all'assistenza degli ammalati di peste e facendo guarigioni miracolose, col il segno di croce sulla fronte, che diffusero la sua fama. Peregrinando per l'Italia centrale – Cesena, Rimini, Parma, Piacenza, ecc. - si dedicò ad opere di carità e di assistenza promuovendo continue conversioni. Per 3 anni rimane a Roma, ospitato dal cardinale Anglico Grimoardo che viene guarito per sua intercessione e così presentato al Papa Urbano V. Ripartito, presso Piacenza, scoppia la peste e il suo prodigarsi lo fa ammalare di peste, si rifugia presso il fiume Trebbia, in località Sarmato, presso una capanna sui possedimenti del patrizio Gottardo Pollastrella e solitario, senza cibo, viene soccorso dal cane del patrizio che ogni giorno gli porta un po’ di cibo sottraendolo alla tavola del suo padrone. Dopo la conversione del patrizio, la guarigione dalla peste, parte per Novara per curare gli appestati, fino ad Angera sul Lago Maggiore. Qui muore in prigione, a 32 anni, dopo essere stato arrestato da alcuni soldati perché sospettato ingiustamente di spionaggio. Viene trovato morto con una tavoletta sotto il suo capo dov’era scritto: “Coloro che colpiti dalla peste ricorreranno all’intercessione del Beato Rocco, prediletto da Dio, ne saranno immediatamente liberati”. In Italia più di 3000 chiese e cappelle, 28 Comuni e 36 frazioni sono a lui dedicate. La città che ha onorato maggiormente san Rocco è Venezia, dove sono custodite le sue reliquie. Raffigurato con il “bordone” – il cappello largo per ripararsi dalla pioggia e dal sole – il “sanrocchino” – il mantello a mezza gamba – un rosario a grossi grani appeso alla cintola, sul petto la conchiglia di Santiago per attingere l’acqua dai fiumi. In un episodio sulla riva del fiume Trebbia, san Rocco benedice gli animali del bosco, che erano ammalati e li guarisce, tanto che il pittore Tintoretto rappresenta questo episodio nella celebre tela nella chiesa di San Rocco a Venezia. Lo si invoca – dopo la canonizzazione del 1584 ad opera di papa Gregorio XIII - contro le terribili pestilenze nel XVII secolo, contro le epidemie di colera del XIX secolo, contro le catastrofi naturali, contro le malattie epidemiche e come protettore di tutti gli infermi ed infine protettore degli animali.
Nel 1630 mentre si diffondeva la peste attorno alla parrocchia di Montecatone – ricordano le cronache del tempo – essendo ancora illeso il popolo di Montecatone, i fedeli si radunarono nella chiesa con il parroco don Giacomo Tonini, il 13 settembre, e fecero voto a Dio e alla Beata Vergine Maria e a San Biagio, di solennizzare e festeggiare in perpetuo la festa di San Rocco il 16 di agosto nella parrocchia di Montecatone.